Lavorare, svegliarsi presto ogni santo
giorno e vedere ogni mattina un capo impazzito e sempre incazzato
(cit.), sottostare alle regole del traffico, del lavoro e del
consumo.
Vestirsi adeguatamente, avere una casa
decorosa, e pagare, tasse, mutuo e rate dell'auto.
Passare i sabati a fare la spesa in
assurdi centri commerciali, acquistare mercanzia da accumulare in
case che richiedono sempre più tempo e energia perchè siano in
ordine, e poi magari installare antifurti e rinchiudersi dentro, per
proteggere beni superflui.
Tornare a casa la sera, spremuti e
stanchi, senza più l'energia per pensare né per leggere un libro.
Desiderare dire basta, buttare via
tutto, vivere con niente e di niente, ma sentire di non poterlo fare
“per i figli”.
Perchè vogliamo per loro un futuro di
libertà, in cui possano scegliere, in cui possano criticare,
sovvertire, liberare e liberarsi. E per questo fine dobbiamo dare
loro oggi un ambiente confortevole, un'infanzia e un'adolescenza
ricche di stimoli, di cultura.
Scegliere le scuole migliori, comprare
libri, portarli in viaggi per conoscere il mondo, controllare i loro
libretti dei voti scolastici, lodare per il 9 e cazziare per il 4
(legittimando così le regole dell'istruzione istituzionalizzata e omologatrice).
Desideriamo che il nostro adattarci faccia si che siano
liberi di non fare questa vita, di sottrarsi alla schiavitù
mascherata da regole e consuetudini civili.
Vogliamo che possano
essere antagonisti, che possano credere nelle utopie e che possano
lottare per quelle.
Ma in realtà stiamo insegnando loro il
contrario. Stiamo dando l'esempio opposto.
Stiamo facendo vedere che,
nonostante le nostre idee sovversive, chiniamo la testa e ci
adeguiamo.
Rischiamo, fortemente rischiamo, che
questo modo in cui sono cresciuti rappresenti per loro la normalità
e che finiscano con il diventare impiegati di banca, borghesi
omologati o peggio ancora consulenti kpmg.
Avremmo dovuto vivere ai margini, se
non alienati, da questa società, da questo sistema omologante e
consumistico, e far vivere anche loro, poveri innocenti, alienati e
“diversi”, per essere veramente coerenti con noi stessi?
Domanda difficile, comodo negarla,
nasconderla, non pensarci.
Invece la denunciamo, la dichiariamo,
ce la poniamo e la poniamo.
Inserire il tarlo del dubbio e fare
domande scomode è il ruolo dell'Avamposto.
E intanto agiamo. Diminuendo,
decrescendo, limitando il consumo e il possesso.
Mostrando, con l'esempio, che se non si
può uscire dalla corrente si può almeno rimanere fermi, Resistere
alla forza di trascinamento. Non farci portare dove vogliono altri.