domenica 20 dicembre 2015

Teniamo famiglia

Lavorare, svegliarsi presto ogni santo giorno e vedere ogni mattina un capo impazzito e sempre incazzato (cit.), sottostare alle regole del traffico, del lavoro e del consumo.
Vestirsi adeguatamente, avere una casa decorosa, e pagare, tasse, mutuo e rate dell'auto.
Passare i sabati a fare la spesa in assurdi centri commerciali, acquistare mercanzia da accumulare in case che richiedono sempre più tempo e energia perchè siano in ordine, e poi magari installare antifurti e rinchiudersi dentro, per proteggere beni superflui.
Tornare a casa la sera, spremuti e stanchi, senza più l'energia per pensare né per leggere un libro.
Desiderare dire basta, buttare via tutto, vivere con niente e di niente, ma sentire di non poterlo fare “per i figli”.
Perchè vogliamo per loro un futuro di libertà, in cui possano scegliere, in cui possano criticare, sovvertire, liberare e liberarsi. E per questo fine dobbiamo dare loro oggi un ambiente confortevole, un'infanzia e un'adolescenza ricche di stimoli, di cultura.
Scegliere le scuole migliori, comprare libri, portarli in viaggi per conoscere il mondo, controllare i loro libretti dei voti scolastici, lodare per il 9 e cazziare per il 4 (legittimando così le regole dell'istruzione istituzionalizzata e omologatrice).
Desideriamo che il nostro adattarci faccia si che siano liberi di non fare questa vita, di sottrarsi alla schiavitù mascherata da regole e consuetudini civili. 
Vogliamo che possano essere antagonisti, che possano credere nelle utopie e che possano lottare per quelle.
Ma in realtà stiamo insegnando loro il contrario. Stiamo dando l'esempio opposto. 
Stiamo facendo vedere che, nonostante le nostre idee sovversive, chiniamo la testa e ci adeguiamo.
Rischiamo, fortemente rischiamo, che questo modo in cui sono cresciuti rappresenti per loro la normalità e che finiscano con il diventare impiegati di banca, borghesi omologati o peggio ancora consulenti kpmg.
Avremmo dovuto vivere ai margini, se non alienati, da questa società, da questo sistema omologante e consumistico, e far vivere anche loro, poveri innocenti, alienati e “diversi”, per essere veramente coerenti con noi stessi?

Domanda difficile, comodo negarla, nasconderla, non pensarci.
Invece la denunciamo, la dichiariamo, ce la poniamo e la poniamo.
Inserire il tarlo del dubbio e fare domande scomode è il ruolo dell'Avamposto.
E intanto agiamo. Diminuendo, decrescendo, limitando il consumo e il possesso.
Mostrando, con l'esempio, che se non si può uscire dalla corrente si può almeno rimanere fermi, Resistere alla forza di trascinamento. Non farci portare dove vogliono altri.


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